Il neopositivismo, pur caratterizzato da alcune divergenze interne (ad esempio, sulla questione dei protocolli o delle asserzioni di osservazione), si fonda su alcuni principi fondamentali:
1. Il principio di verificazione è il criterio che distingue le proposizioni sensate da quelle insensate. Solo le affermazioni verificabili empiricamente hanno significato, mentre il linguaggio privo di fondamento empirico esprime solo emozioni o paure.
2. Solo le proposizioni verificabili empiricamente hanno senso, il che significa che il linguaggio significativo coincide con quello delle scienze empiriche.
3. Matematica e logica non descrivono il mondo, ma consistono in sistemi di tautologie costruiti convenzionalmente.
4. Metafisica, etica e religione non sono basate su concetti verificabili e quindi vengono considerate insiemi di “questioni apparenti” (Scheinfragen) fondate su “pseudo-concetti” (Scheinbegriffe).
5. Il compito principale del filosofo è l’analisi del linguaggio scientifico, sia dal punto di vista della semantica (il rapporto tra linguaggio e realtà) sia della sintassi (le relazioni tra i segni linguistici).
6. La filosofia non è una dottrina, ma un’attività: il suo scopo è chiarificare il linguaggio.
Grazie alla competenza scientifica dei neopositivisti, il Circolo di Vienna ha dato un contributo fondamentale all’analisi delle scienze empiriche (ad esempio, sul concetto di causalità, induzione, leggi scientifiche e probabilità) e alla logica e matematica (basti pensare al lavoro rivoluzionario di Kurt Gödel).
A Vienna, grazie all’opera del Circolo, la filosofia della scienza ha assunto una forma moderna, diventando una disciplina autonoma che analizza in modo consapevole e sistematico il metodo scientifico e i criteri di validità delle affermazioni scientifiche.
Riferimenti Bibliografici per questo articolo:
Dario Antiseri, Giovanni Reale, STORIA DELLA FILOSOFIA
Vol. 11 Scienza, epistemologia e filosofi americani del XX secolo